Trovare persone con la tua stessa voglia di conoscere nuove culture, nuove abitudini altre mentalità: questo è Erasmus.


Partita da Bergamo a fine settembre 2013 di colpo mi sono ritrovata in una nuova città, nuova cultura, nuova lingua: Bulgaria, Sofia, blok n.8.

La parola blok di per sé già mi faceva pensare all’epoca comunista, ai casermoni tutti uguali che si stagliavano fianco a fianco per un bel po’ di chilometri ma niente panico: lo scopo era quello di uscire, andare in un nuovo paese e in qualche modo, farcela.
Non avevo grandi aspettative per il luogo in cui sarei arrivata proprio perché sapevo cosa mi aspettava, ma appena appoggiate le valige è stato shock.
Si, culturale ma anche nelle cose pratiche.
“Lo spirito di adattamento nei primi giorni è fondamentale, quindi animo” mi sono detta e ho cercato di risolvere quei dettagli che anche se non sono fondamentali, di certo semplificano la vita (come la tubatura a colabrodo del lavandino e avere almeno una lampadina per vederci la sera. Si, non avevamo luce). Gli inconvenienti sono stati la scusa per fare amicizia con altri "erasmus" e la condivisione della situazione tipicamente di “studente allo sbaraglio” ha aiutato enormemente lo sviluppo di cameratismo.
Passati i primi giorni comunque e quando avevo capito da che parte orientarmi, le lezioni hanno iniziato a scandire i tempi delle mie giornate. Tutto andava abbastanza alla grande se non fosse stato che a inizio novembre gli studenti bulgari hanno occupato l’università in cui avevo le lezioni e ci sono rimasti per circa un mese.
La protesta era assolutamente legittima e anzi condivisa, era una protesta contro la corruzione dilagante nella politica, quindi non potendo fare altro, ci siamo uniti tutti alla causa e per un intero mese abbiamo assistito a manifestazioni pacifiche di fronte al parlamento e alla mia università.
In questo mese ho avuto la possibilità di conoscere molte persone provenienti da diversi paesi come la Spagna, Germania, Turchia, Finlandia, Serbia, Montenegro, Cina e Repubblica Ceca, ho visitato la Bulgaria e ho avuto la possibilità di uscire anche dai confini per andare in Turchia. Novembre è stato quindi un mese importante sia per le amicizie che sono nate sia per le occasioni che si sono presentate per viaggiare un po’.
Fortunatamente le lezioni poi sono riprese e l’occupazione universitaria terminò ma purtroppo come era prevedibile, sapendo come vanno le cose anche in Italia, di risultati se ne sono visti ben pochi. L’unica nota positiva, che credo sia stata la conseguenza più importante di questa occupazione, è stato il dialogo che si è instaurato tra le diverse università che hanno collaborato alla protesta, il dialogo tra la popolazione e gli studenti e l’aumento della  consapevolezza di ciò che è fatto per il bene del paese e ciò che non lo è.


La mia esperienza Erasmus mi ha dato e mi sta dando modo di conoscere soprattutto i miei limiti e le mie capacità anzi credo che questa sia una delle cose fondamentali che un’esperienza come l’Erasmus debba dare.

Ho capito per esempio che riesco a trovare una soluzione ai problemi o per lo meno che non ho paura di chiedere aiuto a persone anche se non le conosco, che riesco a rimanere lucida nei momenti in cui è necessario capire cosa si deve fare. Anche la convivenza mi è stata di grande aiuto perché ho capito di essere una testona e di non riuscire a cambiare facilmente idea. 
Probabilmente però il regalo più grande che dà l’esperienza Erasmus è l’incontro con altri ragazzi e ragazze che hanno voglia di scoprire nuove cose.
Non è importante l’età, l’orientamento religioso o il colore di pelle che si può avere, anzi di per sé questa diversità rende l’incontro ancora più interessante e dinamico, l’ importante è l’incontro e la scoperta del nuovo. Tutti noi, vedo qui, siamo entusiasti della conoscenza, dell’amicizia e del gruppo internazionale in genere che si è creato. Certo, anche il divertimento ha un suo ruolo che rende questa esperienza a volte surreale ma l’idea di essere così diversi e uniti nello stare assieme è davvero una cosa che definirei affascinante. Con questa esperienza il pregiudizio e la diffidenza cede il posto alla conoscenza e alla curiosità e proprio grazie a questi, io stessa ho rivalutato intere  nazionalità.
Certo le differenze culturali rimangono, ma anziché rimanere differenze e basta queste vengono spiegate e smitizzate proprio dai diretti interessati e diventano arricchimento.
Un aspetto a cui prima avevo pensato si, ma che non avevo focalizzato, è che fondamentalmente siamo tutti uguali.
Parliamo una lingua diversa, ma ciò che cerchiamo è assolutamente lo stesso. Cerchiamo il stare bene, l’amicizia, la compagnia, il divertimento, qualcuno anche l’amore. Siamo diversi. Ma devo dire che ho riconosciuto nei lineamenti del viso di diverse persone che ho visto e vedo in metro, in aula, in bus i lineamenti di persone a me care. Siamo diversi, ma non così tanto diversi dopotutto.

Per questi motivi io consiglio a tutti davvero di uscire dai propri confini e fare un’ esperienza all’estero. Non però un'esperienza turistica, ma un’esperienza in cui ci si trovi a doversi confrontare con una lingua diversa, in situazioni di vita concreta e magari condivisa con altre persone. L’Erasmus può dare questo. Può aprirti la mente e farti scoprire che la diversità non è una malattia da evitare, ti può far capire quali sono i tuoi limiti e le tue capacità, ti fa scoprire una nuova cultura e puoi imparare ad amarla o non amarla (si anche non amare perché certe cose sono proprio difficili da condividere!!!!!!!). Di certo si torna a casa più consapevoli e, perché no, con una lingua scoperta in più che può arricchire il curriculum.


Erasmus non è solo ricevere una nuova esperienza, ma è anche dare un po’ di te stesso, e quindi fare gruppo, aprire il carattere e sciogliere la timidezza ed essere propositivo. L’importante è poi tornare a casa coscienti del fatto che ciò che si è ricevuto poi lo si potrà condividere anche con altri e utilizzare per qualcosa di nuovo. Si, si... direi proprio viva l’Erasmus!!!!